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Europei: Riflettere per migliorare

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Primo giorno dopo gli Europei e siamo felici. Sappiamo bene però, guardando al futuro, quanto la nostra condizione ci renda ancora tanto vulnerabili. E’ necessario come sempre faticare nel creare quella continuità e quella stabilità che possa dare a noi, prima ancora che al resto del mondo, la consapevolezza di essere una Nazionale stabilmente di serie A. L’oggi, a bocce ferme, ci obbliga a ragionare su come ci si debba preparare perché il sacrificio, ed il grande impegno delle nostre squadre, non si perda nell’improvvisazione affidando le speranze al caso e ai miracoli. Domandiamoci allora come e cosa è stato questo Europeo. Ovviamente visti i risultati non c’è nessun addebito da fare verso i giocatori che, sulla base di quanto viene messo a loro disposizione per la preparazione all’evento, hanno dato ed ottenuto il massimo possibile e forse anche di più. C’è al contrario tanto da fare per chi deve fornire la giusta assistenza. Tutto può avere la sua importanza e proprio in questo Europeo non possiamo omettere di aver visto le nostre Nazionali indossare un abbigliamento di gioco semplicemente inguardabile. Divise dentro le quali era certamente difficile sentire l’orgoglio di rappresentare la propria nazione. Tanto rimpianto per gli sponsor delle stagioni passate che, senza mai esagerare, ci davano dignità. Anche il curling può essere commercialmente appetibile ed un utile veicolo di promozione ma lo sponsor tecnico, di questo Europeo, non ha di certo considerato il nostro sport in questo modo sino al punto che, così facendo, per sua scelta ha danneggiato anche la propria immagine. E pare anche che le felpe utilizzate siano state oggetto di contestazione per lo sporco sul ghiaccio. Ma su questo solo i diretti interessati potranno confermare o smentire anche perché personalmente ritengo che forse hanno creato più danni sul ghiaccio le capigliature dei finlandesi. Nulla da dire poi sui pantaloni perché non sono stati forniti. Ma il problema tecnico non è rimasto solo circoscritto a quanto detto. Di recente tutti abbiamo seguito la vicenda delle scope unidirezionali e proprio, a seguito di questa contestazione, il 18 novembre WCF è stata obbligata a dare precise comunicazioni in merito. All’Europeo il tema scope era di una attualità assoluta e questa attenzione ha fatto sì che ad una nostra squadra sia stato contestato un uso di pad fatti in casa. Anche questa situazione denota una carenza di materiale a disposizione perché l’usare pad fatti a casa non è, credo, una scelta tecnica ma la necessità di contenere le spese che ad ogni trasferta possono pesare sul portafoglio personale dell’atleta. E poi ancora come possiamo tralasciare il problema di sempre della sistemazione alberghiera? So bene che ne abbiamo già parlato ma dato che le condizione non sono migliorate non si può ancora elencarle tra i problemi risolti. I nostri atleti dal 20 al 28 novembre hanno giocato un numero impressionante di partite (12 la maschile e 14 la femminile) un dispendio di energie da non far stare più in piedi neanche un cavallo. Con un impegno di questo livello non si può tralasciare quindi quanto sia importante il riposo e quel minimo di comodità indispensabili al rigenerarsi dopo una giornata di gioco. E veniamo allora a riflessioni su aspetti più tecnici. Volendo dare una valutazione sulla prestazione nel maschile possiamo dire che la squadra ha ottenuto, con la riconferma in A, quel minimo che possa giustificare le loro ambizioni future. Non possiamo non dire che l’esclusione dal Mondiale ha reso difficili le nostre ambizioni olimpiche. Se è vero il detto “squadra che vince non si cambia” ci si deve allora interrogare su quanto sia stata premiante la scelta di sostituire il tecnico della squadra mettendo a confronto i risultati di questa stagione con quelli della passata. Per la femminile non ci resta che inchinarci al loro cospetto perché hanno realizzato un risultato esagerato. Solo il team ha merito e nessuno può permettersi di condividere quanto ottenuto. Se non fosse l’Italia ma una nazione dove, con pochi soldi, si deve lavorare di intelligenza e di programmazione sarebbe logico, da oggi, ragionare per blindare questo gruppo a Nazionale femminile con l’obiettivo olimpico. Liberi da giudizi e pregiudizi oggi bisogna ammettere che solo questo team ha l’esperienza e le capacità di giocare tra le grandi. Il movimento italiano ha un importante bisogno di rivedere l’Italia alle Olimpiadi perché è l’unico evento che può portare un rilancio e una indispensabile crescita. Viste le scarse risorse, ed il contenuto numero di atleti Nazionali, il bilancio pre-olimpico dovrebbe essere concentrato sulla preparazione di un solo gruppo sul quale riporre l’obiettivo delle olimpiadi. Mettere a repentaglio la presenza continuativa di una stessa Italia negli eventi internazionali che contano, per un challenge di campionato sbagliato, i giapponesi lo chiamano seppuku meglio conosciuto come harakiri.


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